Mostra
DISEGNI DI PRIGIONIA. LUIGI CARLUCCIO 1943 - 1944 - 1945

Cartolina Carluccio

25 GENNAIO - 5 MAGGIO 2013

Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra,

dei Diritti e della Libertà

in collaborazione con

Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza

con il patrocinio di

A.N.E.I (Associazione Nazionale Iternati Militari)

 

con il sostegno

del Consiglio Regionale del Piemonte - Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana

del Comitato Resistenza e Costituzione della Provincia di Torino,

della Città di Torino

e con il contributo

della Famiglia Zegna e di Ermanno Tedeschi Gallery 

 

Carluccio

Luigi Carluccio è stato uno dei pochi esponenti della critica d'arte contemporanea italiana a diventare un punto di riferimento internazionale, tanto da essere chiamato nel 1979 a dirigere il settore arti figurative della Biennale di Venezia.

Meno noto è il fatto che dopo l'8 settembre, in quanto tenente di artiglieria alpina, egli subì un lungo periodo di internamento nei campi di prigionia appositamente istituiti in Germania  per gli Italienische Militär internierte (Internati Militari Italiani). Qui Carluccio disegnò costantemente, dal 1943 al 1945, con i mezzi di fortuna che si potevano trovare nei campi. 

Nel 70esimo anniversario dell'8 settembre 1943, e in occasione del Giorno della Memoria, il Museo ha deciso di dedicare una mostra al noto critico d'arte, offrendo al pubblico l'occasione di scoprire un aspetto inedito della sua vita di e di approfondire la vicenda degli Internati Militari Italiani (IMI) da sempre poco indagata. 

Gli ottanta disegni, esposti in originale e nella loro completezza per la prima volta, raffigurano, come in una sorta di specchio collettivo, la realtà esistenziale dell'internamento dei nostri connazionali. Poche sono le scene di genere: per lo più sono ritratti di compagni e amici, volti e sguardi impietriti, corpi prostrati, simbolo della condizione tetra della prigionia.

L'allestimento è arricchito dalla proiezione a ciclo continuo del film documentario "600.000 no. La resistenza degli internati militari italiani", realizzato dall'ANCR e dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale nel 2008.

La mostra, coordinata dal Museo, in collaborazione con l'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, si è avvalsa della consulenza scientifica di un gruppo di studiosi tra cui Bruno Quaranta, Claudio Vercelli, Marco Vallora e Paola Olivetti.

Il progetto dell'allestimento e il progetto grafico sono di Marisa Coppiano - N4 Studio

 

CarluccioLuigi Carluccio

Luigi Carluccio, morto a San Paolo del Brasile il 12 dicembre 1981, era nato a Calmiera (Lecce) il 5 maggio 1911. Dal 1979 era direttore del settore Arti Visive della Biennale di Venezia.

Critico d'arte dei quotidiani "Gazzetta del Popolo" di Torino, "Il Giornale Nuovo" di Milano e del settimanale "Panorama", aveva curato alcune delle più significative esposizioni d'arte contemporanea del dopoguerra. Dopo le sette edizioni di Francia-Italia, pittori d'oggi, realizzate dal 1951 al 1961 a Torino, dove risiedeva, sono memorabili le mostre alla Galleria Civica d'Arte Moderna: Le muse inquietanti (1967), Il sacro e il profano nell'arte dei simbolisti (1969), Il Cavaliere Azzurro (1971), Combattimento per un'immagine. Fotografi e pittori (1973).

Nel 1954 aveva ricevuto il Premio internazionale della Critica alla Biennale di Venezia.

Figura di spicco dell'arte contemporanea che ha avuto il pregio di portare a Torino l'attenzione della stampa internazionale, precorrendo molte delle scelte di questi ultimi anni; era ammirato per l'eleganza della scrittura, per la chiarezza e l'acutezza delle sue capacità di critico e curatore d'arte.

 

Gli IMI

Italienische Militär-Internierte - IMI fu il nome ufficiale dato dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'Armistizio di Cassibile.

Dopo il disarmo, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell'esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania. Solo il 10 per cento accettò l'arruolamento. Gli altri vennero considerati "prigionieri di guerra". In seguito cambiarono status divenendo "internati militari" (per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di Ginevra), e infine, dall'autunno del 1944 alla fine della guerra, "lavoratori civili", in modo da essere sottoposti a lavori pesanti senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.

La storia di Luigi Carluccio e il contesto nel quale sono stati realizzati i suoi lavori, ci da la possibilità di affrontare il tema degli Internati militari italiani, vicenda che ancora oggi è poco nota. Importante, infatti, è sottolineare il numero di questi particolari deportati, i sopravvissuti, i numerosi campi e la loro collocazione geografica, le condizioni di vita nei campi e le differenze sostanziali e programmatiche tra gli internati militari e i deportati nei campi di sterminio.

loghi carluccio