Comunicazioni
ICOM ITALIA - COMUNICATO


ICOM Italia condivide la preoccupazione già espressa dal mondo della cultura – enti, associazioni, lavoratori, operatori turistici – circa le conseguenze del DL 23 febbraio 2020 n. 6 che, insieme con i successivi provvedimenti di governo e Regioni, hanno previsto la chiusura dei musei e altri luoghi della cultura almeno fino al 1° marzo.

Pur comprendendo le precauzioni da prendere per limitare la diffusione del Coronavirus, non si può sottacere che il provvedimento indiscriminato di chiusura nelle sette regioni più interessate dall’epidemia, cui si sono aggiunti ulteriori casi di restrizione in altre regioni, rischia di colpire oltre il dovuto un comparto che ha bisogno semmai di essere sostenuto. Oltre al contributo che i musei forniscono al bilancio del turismo culturale e quindi al PIL nazionale, le strutture culturali garantiscono occupazione in un settore di grande fragilità e precarietà, che viene messo a rischio dalle situazioni di incertezza e calo della domanda. Professionisti museali, imprese culturali e creative che lavorano direttamente e indirettamente per i musei, guide turistiche e fornitori di servizi, sono i soggetti più svantaggiati di una situazione che non appare di immediata risoluzione. A ciò si aggiunge l’effetto del blocco delle gite di istruzione e della diffusione di notizie allarmistiche che hanno già portato alla cancellazione di molti arrivi turistici alle porte della stagione primaverile e, in proiezione, estiva.

In questo quadro, i musei stanno reagendo con senso di responsabilità e anche con un tocco di creatività – trasferendo attività sul web e contribuendo a mantenere aperto il canale di comunicazione con i propri utenti.

Ma questo non basta.

ICOM Italia chiede al Ministro Franceschini, al Governo e alle Regioni che si studino provvedimenti di emergenza che tengano conto della specificità del settore e si dichiara disponibile a fornire il proprio contributo di esperienza per modulare le restrizioni a quelle effettivamente indispensabili, tenendo conto dell’autonomia delle strutture, dei dati sull’effettiva affluenza media (alcuni musei sono ben lontani da essere luoghi di concentrazione critica di persone!) e delle misure concrete per limitare i rischi per i lavoratori e i visitatori.

Siamo certi che la ragionevolezza e il senso di responsabilità siano fondamentali per far uscire il Paese dalla fase di emergenza e le istituzioni culturali nel loro complesso, come in altri momenti difficili della nostra storia, possono dare il proprio contributo di civiltà, a patto che siano vicini ai cittadini e rappresentino – come sempre più si chiede – luoghi di positività, inclusione e diffusione di conoscenza.